26 maggio 2013

Al Tramonto VI PUNTATA



E mentre si abbandonava al sogno rivide la sua Città
ricordò i sassi bruciati dal sole e umidi di pioggia lucida
il fiume a volte in piena l' acqua spesso limacciosa
vide le luci dei lampioni specchiarsi nell'acqua,
le ombre stanche della sera nascondersi
 nelle strette vie piene di cartacce e di bottiglie vuote di cocacola
folla di gente che cammina parlando e altra che fotografa impazzendo
vicoli eterni e odoranti di piscio di cane..
Firenze culla di civiltà  e di dolore
con i caffè all' aperto e i pittori di strada
con la  loro mercanzia e le strade pieni di turisti vocianti
mille lingue diverse
nella liturgia dello stupore
per la sua bellezza sopravvissuta al passato e alla sua stessa storia
Si rivide con una camicia azzurra e un paio di jeans tagliati corti
quante volte aveva avuto una camicia azzurra...



Non riusciva a vedere bene ma  qualcuno la teneva la mano...
non sapeva bene chi fosse
non lo riconosceva...
Un colpo sordo le rintronò nel cervello
aprì gli occhi facilmente non sentiva nessuna pesantezza
e di colpo si sentì incredibilmente sveglia e la vide
distesa sul lettino bianco...
deglutì un dolore insopportabile
che le sfilacciava il cervello
e si guardò intorno
con disperata coscienza di se
vide e inorridì che non c'era nessuno...
come era arrivata in quella stanza?
Non lo sapeva ma sapeva una cosa
e la seppe immediatamente
la percepì come una madre si accorge di avere un figlio in grembo
provò a fare qualcosa ma riusci ad arrivarle vicina
e disse no no no...
prima di sentirsi cominciare a gridare come una pazza...



Sei piccola..
Hai solo il doppio dei miei anni
no non è solo quello
e allora che cosa?
non capisci?
No non capisco
ci amiamo ma non potremo mai sfidare il mondo
perchè no?
e poi io ho un figlio
 ma non hai una moglie
non importa lui lo avrò sempre
e io lo curerò
l'amerò come se fossi tu
lo dici
non lo dico lo farò...
la gente intorno si muoveva come al rallentatore
ma per Eva era come se non si muovesse niente.
Come se il tempo fosse immobilizzato in una teca di vetro
dove lei potesse guardarlo ma non sentirlo...
lo sentiva ticchettare in un ronzio costante
come se fosse sul punto di esplodere
ma tutto quanto le accedeva intorno era finalizzato a lui
a convincerlo a rassicurarlo
lei lo sapeva lo aveva saputo immediatamente che era lui
lo aveva riconosciuto..non c'era scampo, lei lo sapeva bene.
Era sera ormai
quando vide apparire la sua macchina dietro l' angolo
Eva aveva preso due cosette
un paio di jeans e un paio di camice azzurre
chiuse la porta di casa a notte fonda
non si guardò nemmeno indietro
pensò che forse avrebbe dovuto piangere
ma per quanto si sforzasse le lacrime non uscirono
entro nella Cv color rosso traballò come di consueto
ma pensò solo a cosa ne avrebbe detto sua nonna.


Guardò sua figlia distesa
su quel letto di ferro
e la osservò
era finta 
quasi come una bambola di cera
in un museo dell' orrore
 un piccolo rivolo rosso
 le scendeva dalla tempia 
e le pancia era orribilmente gonfia
le avevano infilato qualcosa
una sorta di mano pietosa
l' aveva ricomposta 
e nella appiccicosa bruttezza della morte 
lei, riusciva ad esser più bella di prima
.
Quando la porta si aprì 
e il commissario Lopez spuntò dalla porta
dietro di lui, 
Eva vide la ragazza della grossa macchina scura
e si gettò sul corpo di sua figlia 
quasi a proteggerla col suo corpo.
Ha ucciso anche lei..
disse l' uomo
con una voce tremante e insicura...
e ce l' ha fatta anche stavolta
Anche lei? 
fece in tempo a dire Eva
e chi altro???

IL seguito alla prossima puntata

La vostra Marzia Sofia



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